Covid e comunicazione. Il sonno della Regione Puglia

Il giorno di Pasquetta decine di cittadini di Martina Franca hanno ricevuto un messaggio WhatsApp con il quale i medici di famiglia li avvisavano che era possibile, per i caregiver, ricevere il vaccino, anche in caso di presenza di disabile con età maggiore di 16 anni. Il giorno prima pochi avevano deciso di vaccinarsi e quindi c’era tanta disponibilità. In pochi minuti si forma una lunghissima fila davanti al centro vaccinale, e sui cellulari di tutta la città si susseguono messaggi e chiamate: “Vai che può vaccinarsi chiunque!”. I giornalisti locali, a metà mattinata, si presentano presso l’hub per verificare quanto stesse accadendo. Tutti i caregiver potevano vaccinarsi, a patto di presentare la documentazione relativa al parente disabile. Ma poteva farlo chiunque, bastava autocertificare di avere un rapporto con la persona titolare dei benefici della legge 104 (art. 3 comma 3). Alla fine della giornata sono vaccinati 402 persone, con AstraZeneca. A una settimana dall’accaduto, la Regione Puglia diffonde una circolare con la quale annuncia che dal 12 aprile chiunque ha più di sessant’anni e non soffre di patologie, può presentarsi presso gli hub vaccinali per ricevere i vaccini. La notizia gira grazie alla circolare firmata nella serata di sabato. Di gruppo in gruppo arriva alla stampa e in poco tempo si diffonde la notizia. Nel giro di poche ore la Regione è costretta a fare una nota in cui sostanzialmente comunica di essere tornata sui propri passi: non è vero che tutti gli over 60 potranno vaccinarsi il 12 aprile, ma solo coloro che avevano una prenotazione confermata per quella data e chi è nato nel 1942. A scalare, di giorno in giorno, un anno alla volta. Ancora una volta una comunicazione confusa.

Dall’inizio della pandemia è stato sempre complicato avere i dati del contagio. A marzo e aprile 2020 erano i sindaci che diffondevano i dati, ognuno attraverso i mezzi che riteneva più opportuno, ma sono stati i video in diretta su Facebook ad essere lo strumento più utilizzato. Da tutte le parti però, si concordava della difficoltà di avere dati freschi con cui monitorare l’avanzare dell’epidemia. A un anno dall’inizio di questa storia, non è cambiato nulla. I sindaci comunicano i dati che arrivano dalle Prefettura, che a loro volta sono girati dalla Regione Puglia, a cui arrivano dalle Asl territoriali. La Regione si pone come hub di gestione della comunicazione. Il tentativo della Regione, evidentemente, è quello di avere contezza delle informazioni ufficiali che circolano e tentare di gestirle, anche per avere il tempo di creare i report giornalieri. La scelta della Regione di fare report giornalieri in pdf, con i colori diversi a seconda del range di contagi, non è l’unica possibile. La provincia autonoma di Trento ha infatti utilizzato l’arcgis, che permette di comunicare in tempo reale i dati territoriali. Lo strumento, tra l’altro, che utilizza la Protezione Civile e il Johns Hopkins University per mappare la situazione mondiale. Noi, in Puglia, c’abbiamo i pdf, dove ancora dopo un anno e con picchi di centinaia di contagi, non è possibile sapere comune per comune quanti sono i positivi. Secondo la legenda utilizzata dalla Regione Puglia, un comune è rosso scuro se si superano i 51 positivi. Un livello superato da mesi, ma nessuno ha pensato di cambiare il sistema di visualizzazione del dato.

Una immagine tratta dal Bollettino Epidemiologico regionale dell’11 aprile 2021

Giovedì 8 aprile, dalle 13, il governatore Michele Emiliano ha incontrato in streaming i medici di base della provincia di Taranto. “Il presidente intende incontrare tutti i medici di famiglia della ASL sul tema del piano vaccinale. Trovate questa indicazione nella chat “Gabinetto di Guerra”.”, è stato il messaggio che è girato tra i medici. L’incontro era in streaming, ma potevano interagire poche persone. “Un numero indefinito di persone potranno accedere invece con un link ad uno streaming pubblico. I partecipanti allo streaming pubblico possono fare domande scrivendole in una chat apposita che comparirà accanto alla finestra dello streaming”, continuava il messaggio. Durante l’incontro Emiliano ha più volte ribadito ai medici che la Regione ha i frigoriferi pieni di vaccini e che si deve somministrare senza sosta. Non è la prima volta che Michele Emiliano incontra una intera categoria senza intermediazioni. Da sempre si può dire che non tollera troppo i corpi intermedi, siano essi associazioni, siano essi gli stessi suoi colleghi politici. Già dal 2015 ha diffuso urbi et orbi il suo numero di telefono personale.

Emiliano nelle chat delle mamme

Il 27 marzo scorso ha chiesto ai genitori pugliesi di inserirlo nelle famigerate “chat delle mamme” per ascoltare senza filtri cosa pensavano i genitori del ritorno in classe. Personalmente mi sono fatto inserire in uno di questi gruppi. Dopo un primo tentativo timido di interazione col presidente, si sono scatenate le polemiche, fino a diventare un inutile, continuo, flame, una conversazione illogica tenuta in piedi da personaggi stranissimi, tra cui una mamma napoletana trasferitasi a Foggia, che difendeva a spada tratta Emiliano. È stato necessario attivare un secondo gruppo WhatsApp, dove la conversazione si è svolta in maniera più pacifica, tanto che il numero di riferimento di Emiliano (così si presentava) ha risposto qualche volta. Chi gestiva quel numero? Come? Non si sa. Ma si dà per scontato che sia il governatore della Regione Puglia che decide di passare un sabato seduto sul divano a leggere e commentare cosa accade nei gruppi WhatsApp.

Se proviamo a fare sintesi, da una prospettiva comunicativa, abbiamo:

  1. Il tentativo di centralizzare la comunicazione
  2. Il tentativo di bypassare gli intermediari
  3. La percezione che ci sia una continua confusione sull’organizzazione, come è accaduto domenica 11 aprile

Di qui in poi sono appunti sui vari spunti, ma che possono servire a tracciare un perimetro del disastro comunicativo pugliese.
Cominciamo dal formato dei file.

Il pdf è la televisione. Parla solo uno, gli altri ascoltano.

Il pdf è un formato chiuso, non è interattivo, non è modificabile. Risponde alle esigenze di comunicazione istituzionale, e porta con sé una connotazione di definitivo. Il dato è quello, lo puoi interpretare, ma non puoi vederlo cambiare. Non puoi embeddare le mappe, non puoi cliccare sulla situazione di un comune, non puoi farci nulla, se non leggerlo, come un immobile spettatore affacciato alla finestra del disastro. È comprensibile che la Regione dovesse controllare la diffusione dei dati, e che non poteva utilizzare criteri diversi, comune per comune, di calcolo. Ma tra la necessità di trasparenza e di ufficialità e la staticità di un pdf, ci sono molte sfumature. Il formato della comunicazione dei dati può essere l’emblema di come è stata gestita la pandemia: relegando la popolazione a pubblico dello spettacolo, con una regia che ha preferito fare da allenatore e calciatore e non ha distribuito le parti, anche attraverso la tecnologia. Forse si potevano coinvolgere i cittadini a monitorare la situazione, segnalando casi sospetti, o comportamenti virtuosi. L’energia di marzo e aprile 2020, quell’emozione fortissima che ci faceva cantare dai balconi, poteva essere canalizzata in un nuovo rapporto tra istituzione e cittadino. Ma alla prova dei fatti, a cominciare dalla scelta del formato file, le istituzioni hanno preferito segnare con forza la linea di demarcazione tra un noi decisori e voi decisi, tra noi gestori e voi gestiti, confondendo, nella metafora della nave in tempesta, il tipo di vascello. Pensavamo di essere equipaggio di una nave da regata, dove ognuno avrebbe fatto il proprio dovere, in realtà ci siamo accorti di essere su una nave da crociera, buoni solo per ascoltare i messaggi del capitano.

Il vuoto comunicativo viene riempito dalle nostre convinzioni

Il tentativo di controllare in maniera centralizzata la diffusione dei dati sui contagi rallentava di molto la comunicazione degli stessi, creando dei data void. Da quando le Asl ricevevano il dato fino a quando questo veniva riportato al sindaco di turno, passavano giorni. Solo un fesso può pensare che nel frattempo che il sindaco parli non si diffondano in città, nei gruppi WhatsApp, sui social, altri dati. A chi non è mai capitato di sentire, durante questo anno, frasi tipo: “Eh, ci dicono che sono 100, ma in realtà sono 500”. Su cosa sono fondate queste affermazioni? Sulla percezione personale del numero dei conoscenti malati, quindi su un beneamato nulla. Tentando di comunicare solo cose ufficiali, la Regione ha dimenticato che nel frattempo le persone parlano, discutono, chattano, riempiono quei vuoti con contenuti inventati, sentiti, raccattati un po’ qua e un po’ là. La Regione anche in questo caso si mostrata novecentesca.

I corpi intermedi di WhatsApp

Attivare i corpi intermedi per la comunicazione, significa da un lato essere consapevoli che le persone parlano e ascoltano e lo fanno in continuazione, senza soluzione di continuità. Solo un fesso non capisce che con la diffusione delle app di messaggistica istantanea e degli smartphone, le informazioni girano senza orario e in qualsiasi momento. I corpi intermedi comunicativi possono essere i propri assessori, i dirigenti, i funzionari, una lista broadcast con i consiglieri regionali a cui inviare in tempo reale le comunicazioni ufficiali. La Regione ha il compito, perché investita della responsabilità di gestire la sanità pubblica, di saturare l’infosfera con messaggi istituzionali chiari e concisi, ma soprattutto attivando tutti i corpi intermedi disponibili. A cominciare dai sindaci, preziosi alleati sul territorio. Un iter comunicativo che dovrebbe essere:

  1. Si prende la decisione di vaccinare tutti gli over 60 senza prenotazione
  2. Si comunica ufficialmente alle Asl e contemporaneamente si invia un messaggio di testo ai direttori generali, con la consapevolezza che questi lo inoltreranno ad altri
  3. Si invia un messaggio di testo con un’infografica ai consiglieri regionali, agli assessori e ai sindaci, con la consapevolezza che questi lo inoltreranno ad altri

In poco tempo si sarebbe arrivati in tutta la Puglia, ma Emiliano avrebbe dovuto cedere pezzi significativi di quel potere che sente di incarnare come Re dei pugliesi.Attivare un canale di comunicazione con le aziende private che gestiscono i mezzi di comunicazione, a cominciare da WhatsApp, che è stato sicuramente quello più usato durante la pandemia. È possibile avere una spunta particolare per i messaggi governativi? È possibile avere un segno di riconoscimento? Non sarebbe troppo complicato per i programmatori della chat, ma sicuramente fornirebbe uno strumento in più per la diffusione delle notizie ufficiali e per la lotta contro sciacalli e fake news.

La Regione dorme o fa finta?

In sintesi, la Regione Puglia, che incarna lo stile di potere del suo presidente, si è trasformata in una sorta di corazzata goffa e maldestra, che perde giorno dopo giorno credibilità, perché si lascia sfuggire notizie che deve poi rettificare, invece di dare dati aperti e accessibili, ingaggiando le persone nella corretta diffusione di questi. Non dimentichiamo che la gestione della pandemia implica una fortissima assunzione di responsabilità, e su questo è evidente che c’è consapevolezza a Bari. Ma è un cammino che facciamo tutti insieme, e in questo mare inquinato di notizie diffuse senza criterio, la gestione corretta della comunicazione pubblica verso i cittadini è uno strumento strategico. Così come è ora non va bene, la Regione non può (far finta di) dormire.

Di Massimiliano

Sono un giornalista, perché mi piace raccontare storie. Scrivo storie anche per aziende o per organizzazioni, metto in rete le persone, le esperienze e i progetti. Non tutti lo sanno, ma siamo ognuno lo spin-off di qualcun altro.

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